“La Storia di Yuzu Asaf ossia Gesù in Kashmir”
Importante: “Tutto ciò che è scritto in questa pagina è stato estratto dal Capitolo 12 del libro di Mikado Francesco "Il Vangelo secondo Mikado" ”
Dio disse a Mosè: “Questo è il paese riguardo al quale io feci ad Abrahamo, a Isacco ed a Giacobbe questo giuramento: Io lo darò alla tua progenie. Io te l’ho fatto vedere con i tuoi occhi, ma tu non v’entrerai.”
La mia verità sulla vita di Gesù dopo la crocifissione
Sono all’interno della “Grande Biblioteca Universale” e precisamente dentro la Stanza segreta n° 343434, dove contiene grandi scaffali di legno antico lavorato con una scritta nella parte centrale: “Yuzu Asaf in Kashmir”.
Voglio cercare di comprendere bene il percorso di Gesù in Kashmir e come ho detto nei vari capitoli precedenti, dopo l’esperienza della crocifissione, Gesù viene curato dai guaritori Esseni, per poi incontrare in “Spirito” i suoi apostoli. Mangiò con loro e gli mostrò le sue ferite e infine fece scendere su di loro l’effusione dello Spirito Santo e in quel preciso momento coloro che lo avevano tradito, abbandonato, rinnegato e non creduto diventarono Apostoli con la “A” maiuscola e assorbirono poteri Taumaturgici.
Nell’anno 35, Gesù si dirige a Damasco, dove incontra Saul di Tarso* meglio conosciuto con il famoso nome di Paolo. Scampato il pericolo della persecuzione di Saul di Tarso, convertito a Paolo, che su ordine dei Romani doveva valutare la leggenda su Cristo Gesù sopravvissuto alla morte della crocifissione. Se quello che si diceva fosse stato vero, Paolo aveva l’ordine di arrestarlo e avere così la possibilità di crocifiggerlo per la seconda volta senza commettere nessun errore.
Gesù, si recò a Nisibis e decise di seguire una carovana di mercanti amici di Giuseppe D’Arimatea, che andavano verso l’India e in quel momento decise di nascondere il suo vero nome facendosi chiamare Yuzu Asaph.
* Vi ricordo che Saul di Tarso era cugino di primo grado di Maria Maddalena e nello stesso momento un importante componente della Tribù dei Beniamino.
Domanda: Se Gesù fosse veramente morto materialmente, non credete che la sua missione sarebbe rimasta incompleta?
Risposta: Infatti sappiamo sempre attraverso i Vangeli, che Gesù disse ai suoi Apostoli: “Io, ho altre pecore, che non sono di questo ovile; anche quelle bisogna che io guidi; e daranno ascolto alla mia voce.”
Gesù tenne segreta la sua destinazione, non la disse inizialmente neppure agli Apostoli. Soltanto Giuseppe Di Aritmea, sua madre Maria, Maria Maddalena e pochissime e fidate persone sapevano che il luogo dove Lui, era diretto si chiamava: Il Kashmir o Terra Promessa!.
Nell’anno 45, si trasferisce in Persia visitando molti villaggi, piccoli e grandi, e molte città, predicando e a guarendo mali incurabili nel corpo e nello spirito.
Molti testi sacri e in particolare una importante fonte storica in persiano, Kamal-u-Din, è opera dello storico Al Shaikh Said-us-Saddiq, parla dei viaggi di Gesù a Sholabeth ( Sri Lanka), e in altri luoghi, viaggi che si conclusero tutti in Kashmir.
Gesù visita il sepolcro di Sem, il figlio di Noè
Gesù soggiorna a Mashag, dove visita il sepolcro di Sem, il figlio di Noè. Va successivamente a Hamadan, o Nishapur, punto di incontro di tre strade, quella proveniente da Kashgar*, nell’Asia centrale, e quelle provenienti da Kabul e Herat in Afghanistan.
Nell’anno 49, Gesù va a Taxila e incontra Tommaso, suo “gemello in Spirito”.
* Esistono dei manoscritti che affermano nelle vicinanze di Kashgar, sia stata identificata dallo studioso Nicholas Roerich la tomba di Maria Maddalena (Una delle tante e il rispetto del detto che anche i grandi studiosi o ricercatori di verità si possono sbagliare), colei che aveva amato Gesù più di ogni altro discepolo.
Un immenso “Grazie” al ricercatore di Verità Nikolai Notovich
Quella di Gesù in India è una storia che tornò alla ribalta verso la fine degli anni 80 del secolo scorso quando l’esploratore russo Nikolai Notovich, viaggiando tra il Tibet ed il Ladakh, ebbe modo di ascoltare da diverse fonti la leggenda di Isa Asaf.
Notovich, subì la frattura di una gamba, cadendo da cavallo, e fu costretto a sostare diverso tempo in un monastero dove strinse amicizia con il Lama che lo curava e dal quale apprese la storia di questo misterioso personaggio. Il Lama tibetano gli confidò:“Isa è molto rispettato tra i buddhisti perché ha insegnato le sacre dottrine in India ed ai figli di Israele ma è conosciuto solo dai maggiori Lama e poiché i suoi seguaci, i cristiani, non riconoscono l”autorità spirituale del Dalai Lama la sua dottrina non è compresa nella parte canonica del buddhismo tibetano”.
Tutto ha un prezzo
Il Lama gli disse che esistevano innumerevoli santi e che negli 84.000 rotoli conservati nella biblioteca del monastero erano scritte le loro vite, compresa quella del Buddha Isa. Numerosi regali convinsero alla fine il monaco a mostrargli due pacchi di fogli ingialliti dal tempo scritti in tibetano, copie degli originali di lingua pali giunti dall”India a Lhasa, la capitale del Tibet. Ciò che maggiormente colpì Notovich fu la similitudine tra il racconto che il Lama gli traduceva e la vita di Gesù. Quelle vecchie carte narravano di un fanciullo di carnagione bianca, giunto dalla terra di Israele nell”India del nord, che discendendo verso sud sostò a Jagannath, Rajagriha, Benares, Gantamides, il paese dove nacque il grande Buddha SakyaMuni, ed in altre città sante. Visse tra le comunità Vaishyas e Shudras studiando il pali ed i sacri Sutras mentre predicava l”abolizione della schiavitù e l’esistenza di un unico Dio. Dopo diciotto anni, ormai uomo, Isa ritornò in Palestina e la narrazione tibetana da questo punto combacia con quella tramandata dai Vangeli.
Notovich scrisse tutta la storia dentro un diario che fu ritrovato dai missionari tedeschi Marx ed Eranke all’interno della biblioteca del monastero, alla quale affidarono nel 1894 anche i 40 volumi che raccoglievano gli appunti del loro viaggio in Ladahk.
Ora, lasciamo Notovich con un immenso “grazie” e cerchiamo di conoscere più profondamente il Kashmir.
Il Kasmir nel Nome di Gesù
Pensate che una moltitudine di strade che portano a Srinagar la “Città dell’Abbondanza” sono costellate da nomi di località che si ricollegano ad Isa, conosciuto anche con i nomi di ”, “Issa”, “Issana”, “Yusu”, “Yusaasaf”, “Yuz-Asaph”, “Yuz-zasaf”, “Yusuf ”, “Yuz Asaf ”.
La forza della storia
A dare forza a quello detto all’inizio del capitolo, vi metto a conoscenza di aver letto dei manoscritti all’interno della “Stanza segreta 3434343 della Grande Biblioteca Universale” in lingua kashmiro, arabo o urdu, in cui affermano che Gesù, si diresse a Genazareth, la città da dove partivano le carovane dirette a Damasco (Saul), e dove a tre chilometri di distanza esiste ancor oggi un luogo chiamato “Maqam-I-Isa” o “la dimora di Gesù” e prosegue verso Nasibain-Nisibis, in Siria, come riferisce Mir Khwand nel classico della storia persiana “Rauzat-s-Safa” e la Persia dove la sua figura è ricordata da Faizi, il poeta della corte di Akbar, che lo cita in una sua opera come Ai Ki mam to Yuz o Kristo “o tu il cui nome è Yuz o Cristo”.
Il Kashmir e la leggenda di Mosè
E’ bene che veniate a conoscenza che il Kashmir è la Terra Promessa in cui Mosè trovò al termine della sua ricerca e scelse per morirci sopra. La Qbar-i-Mooosa, ovvero la Tomba di Hazrat Mosa in arte Mosè, si trova a circa 58 chilometri a nord di Srinagar, in cima al Nebo-baal, a Bethpor tra due alberi di deodar. La tomba è oggetto di venerazione e di culto da circa 3500 anni ed è custodito da 900 anni dalla famiglia di Wali Resh, una delle quarantacinque di una sperduta comunità ebraica che vive isolata vicino al luogo conosciuto come “Il Santuario del Profeta del Libro” o la tomba di Hzrat Musa in arabo, il Mosè biblico.
Questo è il luogo citato nel Deuteronomio nel Kashmir, l’unico Paese ad est della Palestina con le caratteristiche del testo biblico.
Secondo l’antica leggenda Mosè fu nelle sue prime vite L’Arcangelo Michele “lo Spirito di Razza degli Ebrei”, successivamente nacque in Mosè. Rinacque in Elia. Elia riapparve successivamente in Giovanni Battista.
Le due sacre reliquie
Ci sono due sacre reliquie collegate a Mosè nella città di Bijbihara, a 43 chilometri a sud di Srinagar in Kashmir,, la Saing-i-Musa, “la pietra di Mosè” nota anche come Ka Ka Pal, un masso di quarantanove chili che, secondo la tradizione, undici uomini possono sollevare posandovi simultaneamente un dito sotto e recitando la litania “ka ka ka”, e come “Ka Ka” è conosciuto il profeta dai dotti Lama del Ladakh, mentre a Aishmuqam.
L’altra reliquie è nota come Assa-i-Mosa, ovvero il bastone di Mosè*. Dice la leggenda, che nel “ luogo di riposo di Gesù” dopo il prato di Yusmarg, vi è un santuario dove si conserva un bastone che la tradizione vuole che sia appartenuto successivamente a Gesù e che al suo ritorno nel Kashmir l’abbia deposto nella tomba di Mosè.
Oggi non viene più mostrato a nessuno. I suoi custodi lo portano all’aperto solo in caso di grande sventura. E se nella Bibbia Yahveh ordina a Mosè di salire sul monte di Abarim, storicamente localizzato in Palestina, per contemplare la terra promessa, dall’alto del monte Ablu si gode una splendida vista della valle del Kashmir, ma il santo lì sepolto non vi giunse.
* Come il mio amato Bastone di Bambù: Kundalini.
La morte di Mosè, il Kashmir e la Sacra Bibbia
Poi Mosè salì dalle pianure di Moab sul Monte Nebo, in vetta al Pisga, che è di fronte a Gerico. E l’Eterno gli fece vedere tutto il paese: Galaad fino a Dan, tutto Neftali, il paese di Efraim e di Manasse, tutto il paese di Giuda fino al mare occidentale, il mezzogiorno, il bacino del Giordano e la valle di Gerico, città delle palme, fino a Tsoar.
L’Eterno gli disse: “Questo è il paese riguardo al quale io feci ad Abrahamo, a Isacco ed a Giacobbe questo giuramento: Io lo darò alla tua progenie-Io te l’ho fatto vedere con i tuoi occhi, ma tu non v’entrerai. Mosè, servo dell’Eterno, morì quivi, nel paese di Moab, dirimpetto a Beth-Peor; e nessuno fino a questo giorno ha mai saputo dove fosse la sua tomba”.
Or Mosè aveva centovent’anni quando morì; la vista non gli s’era indebolita e il vigore non gli era venuto meno. E i figlioli d’Israele lo piansero nelle pianure di Moab per trenta giorni, e terminarono così i giorni del lutto di Mosè.
Una antica leggenda, che si rinnova nel tempo, ci porta a conoscenza che ci furono persone che con mezzi meccanici tentarono di rimuovere la Sacra tomba di Maria, ma furono bloccati da una misteriosa energia davanti a loro a tal punto che la grande ruspa si rivoltò.
Il Kashmir e gli eterni e ufficiali custodi della verità della vita di Yuzu Asaf ossia Gesù
E’ bene che veniate a conoscenza che all’origine della storia di Yuzu Asaf ossia Gesù in Kashmir, vi è il movimento islamico degli Ahmadis, fondato dal Santone* Mirza Ghulam Ahmad, nato e vissuto fino alla sua morte (1838-1908), a nord dell’India in un luogo chiamato Punjab.
La storia narra che in una bellissima giornata di primavera, Mirza si presentò a un gruppo di cristiani come unico Custode della verità della vita vissuta da Gesù in Terra e affermava che tale verità la si poteva trovare immortalata in un testo della quarta Sura del Sacro Corano.
Dopo la morte di Mirza Ghulam Ahmad, gli Ahmadis iniziarono a raccontare che Gesù aveva vissuto la crocifissione, ma che non era vero che era morto in croce sul monte del Golgota a Gerusalemme.
La loro storia ci porta a conoscenza che Gesù sia stato liberato dalla croce ancora vivo è successivamente portato all’interno del sepolcro di Giuseppe D’Aritmia e guarito con un prezioso ungente miracoloso**, chiamato “marhan-i-Isa”, la cui formula era patrimonio dei guaritori Esseni, “l’unguento di Gesù” o Marham-I-Rosul “l’unguento del profeta” citato anche nel famoso canone di Avicenna: “Le ferite di Gesù furono rimarginate, si incamminò con Maria verso Oriente, ritornando nei luoghi dove aveva trascorso la sua fanciullezza per portare a termine la sua missione: ritrovare le dieci tribù d”Israele disperse che le invasioni di Nabucodonosor, Ciro e Dario, avevano spinto verso est.”
La storia ci porta a conoscenza che successivamente Gesù si è recato a predicare il Vangelo alle tribù perdute di Israele verso la terra di Bachtria, l’odierno Afghanistan la cui popolazione, secondo il “Tarikh-i-Afghana” di Niamathullah ed il “Tarikh-i-Hafiz Rahamatbani” di Haziz Muhamafd Zadeeck, discenderebbe delle tribù israelite in Afghanistan e finì il suo viaggio nel Kashmir, dove secondo loro, Yuzu Asaf sarebbe morto all’età di 120 anni e ancora oggi la sua tomba può essere visitata a Srinagar.
* Un modo indiano di chiamare un Maestro Spirituale, un Sensei, un Sifo o un Rabbi. - ** Prepuzio di Gesù Bambino, Aloe, Mirra e da altre particolari erbe.
Ebrei e figli di Israele
Una tesi, che si ritrova nel secondo libro di Esdras, per il quale le tribù si fermarono nella zona di Asareth, lo stesso luogo dove lo storico Al-Hay Khawaja Nazir Ahmad nel “Tabaqat-i-Nasiri”, afferma che durante la dinastia Shansabi viveva un popolo dedito al commercio che si definiva Bani Israel. Asareth è stata identificata con l’attuale Hazara nel nord del Pakistan, al confine con il Kashmir, cosicché si è propensi a credere anche ai Kashmiri di origine israelitica, come sostiene il gesuita Catrou nella sua “General History of the Moghul Empire”.
E’ interessante notare che mentre gli Ebrei mediorientali si definiscono semplicemente Ebrei, quelli che vivono all’est dell’Iran si chiamano Bani Israel, che nella loro lingua significa: Figli di Israele.
Lo stato e la legge, riconosce la discendenza di Gesù in Kashmir
Continuando il discorso di prima. Sappiate che ancora oggi, vi è in Kashmir un diretto discendente di Gesù, in cui il nome è Bashrata Saleem, che secondo manoscritti tibetani, afgani e persiani è l’Unico Custode del corpo di Yuzu Asaf ossia Gesù il Cristo.
Bashrata Saleem, ha raccontato al riguarda di questa immensa responsabilità ed eredità: “Quando parlavo con mio padre sulla leggenda di Gesù in Kashmir, egli mi rispondeva che il nonno dei suoi nonni era un Santo Profeta di nome Yuzu Asaf, che portava nel suo santo corpo i segni della crocifissione. Mio padre diceva con assoluta convinzione: “Si, è tutto vero, la nostra famiglia discende da Gesù il Cristo, però noi continuiamo a chiamarlo Yuzu Asaf.”
Bashrata Saleem e la sua famiglia hanno il diritto di incamerare le offerte lasciate nel Tempio di Rozabal, grazie a un documento firmato nel 1766 nel quale è testualmente affermato: “Dopo aver fornito prove valide e indiscutibili, si stabilì che sotto il regno di Raja Gopadatta giunse un uomo il cui nome era Yuzu Asaf. Egli era un principe di alto lignaggio, che tralasciò tutte distrazioni mondane per essere solo legislatore. Egli era solito dedicarsi all’orazione a Dio, di giorno e di notte. E passò molto tempo da solo in meditazione. Il profeta Yuzu Asaf fu invitato per predicare al popolo del Kashmir. Egli proclamò che Dio è Uno, fino al suo ultimo giorno di vita, finché la morte sopravvenne.”
Riflessione finale di Mikado Francesco
Si! Mi sento orgoglioso di aver scritto questo primo capitolo che parla della prima parte della storia vissuta in Kashmir, sento che si è accettato che Yuzu Asaf ossia Gesù non sia morto in croce ma, che ha lasciato la sua ufficiale missione Cristica e dopo la morte di Maria Maddalena, Gesù, si è unito a una dolce donna di nome Ashi che ha generato due figli maschi di nome Moses e Samuel, in quella che salvo sorprese divine, dovrebbe essere la famosa Terra Promessa, che Dio a invitato Mosè a cercarla è che dopo di lui, Gesù ha trovato e conosciuto pezzo per pezzo...