- La Vera Ricchezza
di Mikado Nintoku-tennò
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- Era passato circa un mese che Mikado
decise di andare a fare un altro dei suoi misteriosi viaggi che ha
voluto dedicare agli innamorati e in particolare ai suoi prediletti,
Kasamuto e Aiko.
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" Mikado Francesco, si vede
nelle sue antichi vesti di Kami, attraverso il suo "Occhio interiore" in
viaggio verso il Sacro Monte Fuji, insieme al suo amato Mikado Nintoku...."
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- Durante il viaggio,
Mikado Nintoku si rivolse al suo inseparabile compagno di viaggio e disse:
"Kami, questa notte ho fatto un sogno, ho visto i miei sudditi morire di fame
e di freddo e in conseguenza il mio paese andare alla rovina.- Un velo di
tristezza cade anche sopra la figura di Kami e dopo un attimo di silenzio
imperiale disse al suo amato Mikado: "Oh mio Mikado, dimmi che cosa si può
fare affinché questa predizione non avvenga" - Mikado, stette in silenzio e
dopo aver ammirato il silenzioso paesaggio intorno a loro, si rivolse a Kami e
disse: "Durante i miei sogni, sento le voci buone dei miei antenati
parlarmi ma non riesco a comprendere i loro consigli e nel frattempo io non
posso sopportare che questo avvenga e pertanto ho bisogno di andare a
comunicare con le divinità del sacro Fuji"
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- Il segreto per
amplificare il cuore
- La prima regola
principale di Mikado Nintoku-tennò, colui che ha il diritto di essere
ricordato come il più grande e il più amato Imperatori dell’intera storia del
Giappone, era quella di provvedere al benessere dei suoi sudditi e
naturalmente la mise in atto sia nella sua giovinezza, influenzando con
assoluta perseveranza le decisioni di suo padre, l’Imperatore del Giappone
Ojin-tennò, sia come Imperatore del Giappone.
- Per vedere se i suoi
sudditi stavano bene e per superare momenti difficili che lo portavano a
prendere delle decisione che sovente gli portavano conseguenze dolorose anche
in famiglia, aveva un suo personale segreto, che consisteva nel guardare
sempre in alto nel cielo e in particolare amava prendere le sue decisione
portando il suo luminoso sguardo in direzione del Fuji, il più grande vulcano
del Giappone e la sua sacra montagna definita il “Monte, dove Dio si mise
seduto dopo i sei giorni della creazione del Mondo, al fine di seguire con il
suo sguardo paterno i suoi figli”.
- Sovente, in segreto,
si metteva in viaggio con Kami, suo gemello in Spirito, per arrivare in cima
al Fuji al fine di ricevere dalle divinità le giuste risposte per poter
guidare al meglio il suo popolo.
- Dopo 21 giorni di
assenza, Mikado Nintoku e Kami ritornarono alle proprie famiglie e tutti si
accorsero che intorno ai loro corpi vi era una luce irreale che non
apparteneva al mondo materiale.
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- In un giorno piovoso
di Luglio (mese della pioggia), dopo il suo ultimo e misterioso viaggio
sul Fuji, si mise comodo e dalla veranda del palazzo di Naniffia, ove aveva
fissato la sua residenza, al fine di abbandonarsi come era di sua abitudine al
rumore della pioggia e a volgere lo sguardo in direzione del sacro monte Fuji,
che era protetto dall'essere guardato dalle fitte nuvole.
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- Mikado immaginò in
quel momento che il sacro Fuji stesse dormendo ben protetto e riscaldato
dall'amore delle sue divinità e dagli Angeli della Natura e dell'Aria e
proprio in quel momento rivolse lo sguardo verso il suo regno e il suo viso
diventò triste. Mikado, mandò immediatamente a chiamare il suo fedele Ministro Takeshiuchi no Sokume e suo figlio, suo gemello in Spirito Kami e li portò in
cima al palazzo e disse loro: "Che cosa vedete?"- I due si guardarono e dopo
aver scrutato attentamente il paesaggio, Takeshiuchi disse al suo Imperatore:
"Maestà, oltre alla foschia causata dall'insistente pioggia, non vedo nulla."
- Poi si rivolse a Kami gli disse: E Tu che cosa vedi? - Kami, aveva
già individuato la sofferenza del suo amato Nintoku e senza scrutare oltre ciò
che era davanti a loro disse: "Oh mio amato Mikado, non è ciò che vedo, ma ciò
che sento dentro il tuo immenso cuore che mi fa essere triste" - Kami aveva
capito la sofferenza interiore di Mikado, perché nessuno lo conosceva meglio
di lui. Da quel momento tutti e tre, stettero in silenzio fino al momento in
cui
Mikado Nintoku non riprese la parola con quella autorità che lo distingueva
nei momenti di prendere giuste e sagge decisioni:
"Takeshiuchi, per lungo
tempo sono stato lontano dai miei compiti al fine di essere forgiato dalle
divinità del Fuji. Oggi, mi sono accorto con angoscia che nessun fumo saliva
sopra i tetti delle capanne dove abitavano i miei sudditi e nello stesso
momento ho sentito le divinità della natura togliermi la parola portando un
silenzio triste sulla campagna, risaltando una moltitudine di campi incolti e
trascurati.
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- Miei poveri
sudditi, voi pensate solo a me e a portare quel poco che avete per riempire
le casse imperiali. Io, che sono il vostro Mikado, sento che così misero è
stato il vostro raccolto, che non avete neppure il modo di cuocervi il
riso e questo fa soffrire il mio piccolo cuore. Le divinità e miei antenati
mi perdonino se i miei sudditi sono così poveri da non avere nulla da
cuocere al fuoco"
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- Mikado Nintoku portò
il suo imperiale sguardo verso il cielo nuvoloso e di incanto mise in atto un
messaggio ricevuto sul Fuji da Kirysuto, Saggio dalla prima divinità del
sacro monte:
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“Mikado Nintoko, ama e sii gentile con i tuoi sudditi”
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- Mikado ordinò a
Takeshiuchi, colui che aveva servito con fedeltà suo padre l'Imperatore Mikado
Ojin-tennò e ora stava servendo lui, che a causa dell'impoverimento del
popolo gli venisse sospeso per un ciclo di purificazione (sette anni)
la riscossione delle tasse e proibì tassativamente qualsiasi lavoro di
riparazione e abbellimento del proprio palazzo, per evitare spese a carico dei
sudditi.
- Mikado Nintoku si
mise a vivere con semplicità, in modo da poter dare parte delle sue ricchezze
a chi non ne aveva. Vestiva poveramente, digiunava o mangiava riso con
sobrietà. A poco a poco il suo abito ufficiale divenne logoro e stinto, le sue
scarpe si consumarono e, attraverso le brecce del muro di cinta che cadeva in
rovina, i bambini, fonte della sua gioia entravano nel suo parco e vi si
fermavano a giocare. La pioggia cadeva nella sua camera e, stando a letto,
egli vedeva le stelle ammiccare dall'alto del cielo ma sovente la pioggia era
particolarmente violenta che lui la chiamava la “benedizione delle divinità
del Fuji”. In quei momenti era completamente neutro al mondo e non era
importante se la pioggia entrasse e lavasse il suo corpo, inondando il suo
palazzo, ma lui, pensando al benessere dei suoi sudditi, resisteva
inflessibile anche alle incontrollabili proteste di sua moglie l’Imperatrice
Iwa-no-hime: “Nintoku, stai facendo tutto questo per quei pezzenti dei tuoi
sudditi. Ti sei forse scordato, che noi siamo la Famiglia Imperiale, non ti
accorgi, che mi stai trattando come una di loro, anzi peggio di loro?”
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- La risposta di
Mikado Nintoku fu questa: “Iwa-no-hime, sappi che il compito di un giusto
Imperatore non è solo quello di offrire sacrifici al cielo in nome della Nazione, rendere gli onori agli Imperatori defunti, o conferire titoli a
giusti saggi e agli eroi morti, per non parlare dei tuoi numerosi parenti.
Per un attimo, ci fu silenzio e paura e Mikado Nintoku, riprese il suo
discorso: “Mia cara moglie Iwa-no-hime, il nobile compito del giusto
Imperatore è quello di essere padre del popolo, ben cosciente di avere nei
suoi confronti tutti i doveri, ma anche tutti i diritti paterni e io ora ti
domando: Quale padre rifiuta al proprio figlio il suo aiuto? E tu che mi
contrasti e che sei imperfetta sai che cos’è il bene per i tuoi e miei figli,
tanto più le divinità e il Padre Celeste, che sono perfetti, mi ascolteranno
nelle vesti di Imperatore e padre dei padri e mi invieranno la Divinità o
Spirito della prosperità e del perdono.”
- In quel momento
Mikado Nintoku-tenno, guardò la principessa “Iwa-no-hime con sguardo
amorevole e girando la sua imperiali figura la lasciò in compagnia
dell’assoluto silenzio e andando avanti con la sua imperiale perseveranza e
rispettando la sua decisione.
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- Trascorsi i sette
anni, in una bella giornata di primavera, Mikado Nintoku, Kami e suo padre il
Ministro Takeshiuchi, si misero comodi nella veranda del palazzo di Naniffia,
e senza pensare al processo avvenuto in quei preziosi sette anni, Mikado si
guardò intorno e disse: "Oh miei cari, guardate quale cambiamento vi è
sotto i nostri gioiosi occhi" Da tutti i tetti salivano colonne di
fumo grigio, il grano color oro maturava nei campi, le voci allegre del popolo
risuonavano sotto la volta del cielo limpido e pacifico. Allora Mikado Nintoku disse ancora: "Ora e
soltanto ora sono un vero Mikado ricco e non ha importanza se ho il vestito
logoro e se il tetto della mia casa cade in rovina o se sono rimasto senza
moglie. Un Imperatore deve vivere per il suo popolo. Quando il suo popolo è
povero, l'Imperatore è povero, ma quando il popolo è ricco, quella è la vera
ricchezza dell'Imperatore che aspira a diventare un vero Mikado!"
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- Mikado Nintoku-tennò,
vide giustamente trionfare l’abbondanza e poté di nuovo vedere con
soddisfazione il fumo delle cucine dei suoi sudditi salire come il sacro
incenso da lui usato per accompagnare la sua più sublime delle preghiere di
supplica a riguardo la prosperità e l’amore che lui portava per i suoi sudditi
e per il Giappone.