Il "Dono"
speciale da parte di Mamma Rosa:
La Virtù del Perdono

Vi metto a conoscenza che a fine maggio 2015, ho ricevuto uno speciale "Dono"
da mia Madre Rosa Castelletti, una Santa donna di 87 anni che pensava che era
arrivato il suo momento. Mi chiamò a fine maggio, mettendomi a conoscenza che
era Custode di una speciale Virtù che si trasmette a un solo figlio. Questa
trasmissione avviene all'interno della mia famiglia da lunghe generazioni e mai
e poi mai avrei pensato al potere spirituale che lei custodiva con
incondizionato amore: La Virtù del Perdono...
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Il
perdono non è un concetto, ma una esperienza personale, che sceglie di
vivere un rapporto positivo nei confronti della persona offesa.
Perdonare sembra una Virtù dimenticata, eppure è una Virtù, come dire che è
una vittoria e non una sconfitta. Si può perdonare nel privato... a casa... sul lavoro...
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Il
perdono è capace di contenere il limite che c’è nell’altro che ci ha offesi.
Ci fa comprendere il debito karmico, che la causa è dentro di noi e come
disse S. Francesco: "Nel perdono siamo perdonati.".
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Se ci
forziamo nel riconoscere i nostri debiti, saremo
in grado di perdonare i debiti altrui, perché la forza con cui elaboriamo
l’offesa altrui è proporzionale alla forza con cui elaboriamo la nostra
coscienza di peccatori karmici...
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Quale processo innesca il perdono
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Anzitutto per migliorare se stessi e gli altri. L’esperienza dell’offesa può
essere una motivo di forte delusione, ma anche una grande risorsa. Perdonare
fa bene alla nostra vita psicologica e a quella degli altri, se è
un’esperienza vissuta in modo maturo, ossia chi perdona e chi è perdonato si
accostano al problema con sentimenti profondi e non superficiali. Infatti,
chi perdona può anche farlo per convenienza, per utilità, per tornaconto;
d’altra parte, chi riceve il perdono, potrebbe non fare tesoro dell’errore
commesso e continuare nel suo limite. Perciò a volte si dice giustamente:
“perdonare non è pedagogico sempre”.
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perdonare è “donarsi”, è offrire se stessi come riscatto, è farsi dono,
nonostante sia l’altro che mi deve qualcosa.
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perché
perdonare?
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Per
“donare” vita, per “donare” amore, ricambiare l’altro non con il male che mi
ha fatto, ma con il bene che gli “dono”. Questa esperienza esige una grande
libertà interiore in colui che deve perdonare.
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La
risposta a perché perdonare e quante volte perdonare, per il cristiano è nel
Padre nostro. Il credente perdona nella logica del suo Maestro e Signore:
Cristo. Il Padre perdona donando suo Figlio, mostrandosi misericordioso,
nonostante la nostra ingratitudine. “Siate misericordiosi, come è
misericordioso il Padre vostro; … perdonate e vi sarà perdonato” (Lc
6,36-37). Se oggi facciamo fatica a perdonare, è perché non brilla in noi la
consapevolezza del nostro peccato e, di conseguenza, la misericordia di Dio.
Se noi non siamo peccatori, non abbiamo bisogno della misericordia di Dio,
quindi nemmeno della salvezza. Se noi non ci sentiamo peccatori, Cristo non
è morto “per noi”. Ma Dio ci mostra il suo grande amore perché mentre
eravamo peccatori, Cristo è morto per noi (cfr. Rm 5,8).
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Perdonare significa ricordare il passato per assimilarlo e farne parte
della propria storia.
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Rispetto alla logica antica dell’occhio per occhio, dente per dente (Es,
21,24), Cristo ci dà un comandamento nuovo: “Vi do un comandamento nuovo:
che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amati” (Gv13,34).
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La
capacità di perdonare si impara dall'esperienza. In questo campo siamo tutti
apprendisti. Dobbiamo imparare a perdonare.
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Il vero perdono non si nasconde la verità. Il vero perdono riconosce che è
stato davvero commesso un errore, ma afferma che la persona che l'ha
commesso merita comunque di essere amata e rispettata. Perdonare non è
giustificare un comportamento: lo sbaglio rimane uno sbaglio.
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Non è debolezza. Il perdono richiede che l'errore commesso debba essere
riparato o almeno non ripetuto. Una riparazione non è mai una forma larvata
di vendetta, ma la volontà concreta di ricostruire o ricominciare.
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Il vero perdono è vincente. Quando si capisce di avere perdonato e si
esprime il perdono, ci si libera da un enorme peso. Grazie a quelle due
semplici parole, «ti perdono», è possibile risolvere situazioni intricate,
salvare rapporti destinati alla rottura e tante volte ritrovare la serenità
familiare. Il perdono è sempre una iniezione di speranza.
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E' necessario l'allenamento. La forza di perdonare sonnecchia in tutti noi,
ma come con tutte le altre doti dobbiamo allenarci per tirarla fuori.
All'inizio ci vuole tempo.
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E' sempre espressione di vero amore. Chi non ama sinceramente, non riesce a
perdonare. Per questo, in fondo, i genitori perdonano molto. I figli
purtroppo perdonano molto meno.
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«Perché non sanno quello che fanno». Il messaggio che Gesù ha portato
all'umanità è un messaggio di perdono. Le sue parole sulla croce sono state:
«Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno». In questa semplice
frase è contenuto il segreto per imparare a perdonare. Soprattutto quando si
tratta di ragazzi, l'ignoranza e l'ingenuità sono la causa di quasi tutti
gli errori. L'ira e la punizione rompono i ponti, il perdono è una mano tesa
per aiutare e correggere.
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Il vero perdono nasce dall'alto. Uno dei fulcri del sistema educativo
salesiano è il sacramento della riconciliazione. Don Bosco sapeva bene che
chi si sente perdonato è più facilmente disposto a perdonare. Oggi pochi si
confessano: per questo c'è così poco perdono. Dovremmo sempre ricordare la
parabola evangelica dei due debitori e le quotidiane parole del Padre
Nostro: «Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori».
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Concludo dicendo che ho
attuato in silenzio questa Virtù su alcune persone... e solo Lei e il Buon
Dio... sanno quanta gioia vi è in me....

Grazie Mamma e grazie a tutti
per il prezioso tempo che mi avete dedica.
Abbiate cura di voi e
unificatevi all'energia del momento: IL PERDONO!

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